è possibile scaricare la regola di vita della comunità parrocchiale di Santa Maria di Loreto - Tavernelle, Ancona cliccando qui. oppure potete leggerla online qui sotto:
ANCONA - TAVERNELLE
REGOLA DI VITA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE DI SANTA MARIA DI LORETO.
INDICE: Premessa
PARTE PRIMA: LA COMUNIONE TRINITARIA COME DONO A CUI RESTARE FEDELI
PARTE SECONDA: LA FEDELTÀ ALLA COMUNIONE TRINITARIA COME DONO DI TUTTA LA NOSTRA PERSONA:
A/ La preghiera personale
B/ La preghiera nella famiglia, nel piccolo gruppo e nella comunità parrocchiale
C/ La laboriosità nel lavoro, nella cultura e nel volontariato
D/ La virtù della povertà evangelica: essenzialità e condivisione
F/ L’accoglienza
G/ La castità cristiana
H/ La pazienza nella sofferenza
I/ L’impegno per la pace, la giustizia e la salvaguardia del creato
PARTE TERZA: LA FEDELTÀ ALLA COMUNIONE TRINITARIA COME IMPEGNO DI PARTECIPARE ATTIVAMENTE ALLA VITA DELLA CHIESA
A/ La nostra appartenenza alla chiesa cattolica particolare (diocesi)
B/ La nostra appartenenza, come cattolici occidentali uniti al papa, all’unica chiesa di Gesù Cristo sparsa nel mondo, quale vivente tradizione suscitata dallo Spirito Santo
Alla ricerca di un volto che rallegri lo Sposo.
La nostra comunità parrocchiale, dedicata a Santa Maria di Loreto, nasce nel 1974. Ricca di famiglie giovani e di bambini, essa cresce attorno alla catechesi dei ragazzi e dei giovani e lentamente si caratterizza per il periodico e stimolante cammino di fede dei giovani e degli adulti con le uscite mensili di formazione; i campi estivi e invernali parrocchiali; per una viva attenzione agli emarginati e ai sofferenti; per una animazione del quartiere attraverso sia il circolo "Il Pozzetto", sia il mensile "Appunti", sia la "Festa della Primavera"; e per l'attenzione all'eucaristia festiva come centro motore della comunità. La nostra parrocchia si impegna infine a favorire l'accostamento diretto alla Parola di Dio (meditazione comunitaria settimanale del Vangelo festivo, “Lectio divina”) e la rievangelizzazione dei cristiani adulti (gruppi di ascolto e cellule di evangelizzazione).
Quella della nostra comunità non vuole essere l'esperienza fine a se stessa di persone che si sono trovate bene insieme, bensì la sperimentazione tra noi del Progetto di Dio di salvare il mondo per mezzo di Cristo. Progetto di cui vogliamo essere protagonisti. Nel 1994 l'assemblea degli operatori pastorali ha sentito l'esigenza di caratterizzare, prima di tutti i programmi e le attività pastorali, il volto permanente, cioè l'essere della nostra comunità, mediante una regola di vita. Tale regola, a cui siamo giunti dopo un cammino di sette uscite mensili, vincola per primi gli operatori pastorali e poi tutti i membri di buona volontà della comunità parrocchiale a vivere l'ideale e gli atteggiamenti del Vangelo nella vita quotidiana dovunque si trovano. Gli obiettivi qui indicati possono apparire troppo esigenti per le nostre forze. Tuttavia essi stanno ad indicare quelle mete spirituali comuni che ciascuno di noi potrà raggiungere solo gradualmente, attraverso un cammino personale, familiare o di piccolo gruppo. "Quando accogliamo Dio in noi stessi e diventiamo suoi figli, formiamo, generiamo, diamo alla luce noi stessi. Mentre restiamo imperfetti e immaturi, finché non si è formata in noi l' <immagine di Cristo> "(S. Gregorio di Nissa).
Più ancora delle parole, delle attività pastorali o delle prediche, il Vangelo farà strada nelle coscienze della gente e nelle vie del nostro quartiere attraverso la testimonianza della vita quotidiana di coloro che sono al servizio della comunità parrocchiale o che l'hanno "adottata" e la frequentano. Si tratta di riuscire a vivere, noi per primi, visibilmente, quello stile evangelico di vita in cui consiste la santità cristiana e a cui vogliamo condurre tutti i nostri fratelli.
PARTE PRIMA:
LA COMUNIONE TRINITARIA, DONO A CUI RESTARE FEDELI.
Siamo una comunità di credenti che in tempi diversi si sono sentiti chiamati da Dio a diventare suoi figli ed hanno accettato il Dio di Abramo, di Mosè e di Gesù Cristo, come l'amico più grande della loro vita. In vari modi e in varie occasioni la COMUNIONE DI AMORE DEL PADRE, DEL FIGLIO E DELLO SPIRITO SANTO ci ha toccato e coinvolto interiormente, attraverso i volti concreti delle persone che ce l'hanno manifestata, e al di là di essi. Sappiamo che Dio stesso ci sceglie, ci ama, ci accompagna e ci dà il coraggio di unirci a Cristo nel dono totale di sé per la salvezza del mondo.
L’amore del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo si è rivelato a noi in una famiglia e in una cerchia di amici di questa comunità cristiana lungo un cammino comune di Fede e di Speranza. Le mete ultime della resurrezione di Gesù Salvatore e della nostra resurrezione, già iniziata nel nostro battesimo e nelle nostre eucarestie, hanno dato profondità di orizzonti e ricchezza di speranze alla nostra vita quotidiana e alle nostre scelte personali. La Speranza cristiana ultima non ha indebolito, bensì stimolato le nostre attese e i nostri impegni terreni. In tal modo la nostra vita non è più una ricerca affannosa o invidiosa di soddisfazioni e di risultati personali. Una ricerca cioè continuamente condizionata dalle pretese di forze estranee, quali sono i modelli efficientistici dominanti, le mode consumistiche o le maggioranze silenziose. La certezza di aver ricevuto un posto, per quanto piccolo, nella costruzione del progetto di salvezza di Dio per tutta l’umanità ci dona serenità, gioia e coraggio davanti alle prove e alle contrarietà della nostra vita.
Come comunità parr. ci impegniamo a camminare insieme, a confrontarci con la Parola di Dio e infine a discernere il bene e il male delle situazioni e degli avvenimenti importanti che ci troviamo a vivere. Ciò allo scopo di affrontare sia con fedeltà che con flessibilità le chiamate sempre nuove dello Spirito. Consapevoli infatti che “la primavera inizia con il primo fiore, il giorno con la prima luce, la notte con la prima stella, il torrente con la prima goccia, il fuoco con la prima scintilla, l’amore con il primo sogno”(Mazzolari), ci impegniamo a dare segni e ragioni di speranza a coloro attorno a noi che faticano a vivere, prendendo iniziative, anche controcorrente, di pace, giustizia e solidarietà.
Promettiamo dunque di vivere per sempre fedeli a Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo, del quale ci sentiamo "sposati", cioè fedeli nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, nel successo e nel fallimento dei nostri progetti. Malgrado le nostre crisi, stanchezze, aridità e insoddisfazioni verso noi stessi, verso i compagni di fede o verso il Signore della nostra vita, confidiamo nella potenza dello Spirito Santo in noi. Tutto quanto abbiamo ricevuto (la vita, le qualità
umane, la fede, gli amici, la cultura, i beni materiali) intendiamo metterlo a disposizione del Signore,
per la salvezza dei nostri fratelli e quella del mondo intero.
proposte comuni di vita
1) Curare la crescita della nostra fede cristiana utilizzando il cammino formativo delle uscite parrocchiali, veri momenti decisivi per la vita della nostra comunità parrocchiale, e valorizzando le catechesi sia parrocchiali che Diocesane (corsi di formazione, ritiri spirituali, ecc.).
2) Fare annualmente una o più giornate di ritiro spirituale durante il quale fare una verifica della nostra vita cristiana con il metodo della revisione di vita (vedere, giudicare e agire), cioè discernere la volontà di Dio attraverso i fatti della nostra vita sia come persone, come famiglie e come comunità.
3) Avere personalmente un confessore fisso da valorizzare come consigliere spirituale.
PARTE SECONDA:
LA FEDELTÀ ALLA COMUNIONE TRINITARIA COME DONO DI TUTTA LA NOSTRA PERSONA.
A) LA PREGHIERA PERSONALE.
Siamo consapevoli che Dio ci chiede di amarlo con tutta la nostra anima, con tutta la nostra mente, con tutte le nostre forze. Gesù poi ci dice: "Là dov'è il tuo tesoro sarà anche il tuo cuore" e anche: "Se qualcuno viene con me e non ama me più del padre e della madre, della moglie e dei figli, dei fratelli e delle sorelle, anzi se non mi ama più di se stesso non può essere mio discepolo" (Lc.14,26). Da "sposati" con Dio in Gesù Cristo intendiamo dare il primo posto della nostra vita, della nostra giornata e della nostra settimana al dialogo di amore con Lui. Anzitutto per ascoltare ciò che Lui vuole da noi singolarmente; poi per presentare l'offerta riconoscente di noi stessi, a somiglianza di quella di Cristo; infine per lodare la verità, bontà e bellezza del suo progetto di amore per l'umanità.
Il silenzio, l'ascolto e la ricerca interiori sono le uniche condizioni spirituali in cui può nascere il desiderio, il bisogno e la gioia di pregare. Esse sole possono determinare un clima di distacco da ogni calcolo umano, da ogni ansia per il futuro, e da ogni adesione a modelli di vita consumistici e alienanti che ci vengono dalla società in cui viviamo.
Proposte comuni di vita
1) Non farci espropriare il cervello (la fantasia, la creatività, la serenità) dalla TV e dai mass media, esercitando un controllo critico su di essi (ad esempio: escludere la TV dai momenti vitali della famiglia come i pasti, vedere in famiglia lo stesso programma, utilizzare la videoregistrazione, rinunciare un giorno alla settimana, ad esempio il venerdì o il sabato, ad ogni spettacolo TV per dare spazio ad un'attività comune per tutta la famiglia).
2) Dedicare tempo ogni tanto a letture spirituali e formative che facilitino in noi un clima di riflessione, attenzione e ricerca interiore.
3) Trovare ogni giorno mezz'ora di dialogo personale con Dio in varie forme e modi (la meditazione del Vangelo del giorno seguendo il calendarietto liturgico, la riflessione che parte da un libro spirituale, la revisione di vita su fatti che ci accadono, il rosario, ecc.).
B. LA PREGHIERA NELLA FAMIGLIA, NEL PICCOLO GRUPPO E NELLA COMUNITÀ' PARROCCHIALE.
" Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro". Consapevoli di questa speciale presenza garantita da Cristo nella preghiera comunitaria ci impegniamo durante la giornata o durante la settimana, sia in famiglia che, se possibile, in parrocchia, a vivere momenti di preghiera comune. Questi momenti vanno visti come santificazione della vita feriale della comunità e come preparazione o allenamento spirituale di quella celebrazione della messa festiva che è il vero centro e il culmine della vita dei cristiani. In essa tutta la comunità, dopo l'ascolto della Parola, si mette a
disposizione di Dio, insieme a Gesù Cristo, per la salvezza degli uomini. E ciascun membro si mette a
disposizione degli altri per il bene di tutta la comunità.
Proposte comuni di vita
1) Come coppia o famiglia creare un angolo della Parola di Dio in casa (icona, Bibbia, crocefisso) per la preghiera personale o di famiglia; il venerdì o il sabato sera fare insieme la lettura del Vangelo festivo e un momento di preghiera di famiglia (vespro o rosario o silenzio con preghiere spontanee).
2) Partecipare, anche solo saltuariamente, alla meditazione comunitaria (lectio) del Vangelo festivo il giovedì dalle 21.15 alle 22.30. Essa si svolge in Chiesa ed è aperta a tutti, a testimonianza che la Chiesa è comunità convocata e guidata ogni settimana dalla Parola di Dio.
3) Nei giorni feriali, per quanto possibile, ma specie il venerdì pomeriggio, partecipare alla messa feriale per le necessità spirituali della comunità parrocchiale. Durante l’adorazione dalle 17 alle 18 e dopo la messa delle 18, valorizzare i colloqui con i preti o le confessioni.
4) Sentire come centro e culmine della vita settimanale della comunità l'assemblea eucaristica festiva nelle sue tre diverse convocazioni che sono le messe del sabato alle 18, della domenica alle 8 e alle 11. Ogni gruppo o corso di catechesi si impegnerà ad animare, specie nei tempi liturgici forti, la messa festiva delle ore 11 (che resta la messa a cui tutti i fedeli sono in invitati a partecipare normalmente), portando nella celebrazione quanto hanno maturato nelle esperienze di gruppo, nella catechesi, nel volontariato e nella vita. Luogo della preparazione delle messe festive è il gruppo liturgico che si riunisce il martedì alle 18,45.
5) Partecipare alle celebrazioni unitarie fondamentali della Chiesa di Ancona-Osimo (veglia missionaria; veglia ecumenica; veglia di pentecoste).
C) LA LABORIOSITÀ NEL LAVORO, NELLA CULTURA E NEL VOLONTARIATO.
Il lavoro è per noi una collaborazione con l'opera di Dio, mai interrotta, di creare ed ordinare il mondo. E' il prolungamento della preghiera personale e l'attuazione dell'offerta di noi stessi con Cristo, rinnovata ad ogni celebrazione eucaristica. E' servizio ai fratelli che dipendono da noi e dal nostro lavoro. E' la prima forma di riparazione dei nostri peccati, specie quando è gravoso e difficile.
Una forma particolare di lavoro è l'opera di affinamento dell'ingegno umano e di educazione del proprio spirito, svolta sia a livello di professione per alcuni, che di libero interesse personale, che va sotto il nome di cultura. Per valorizzare quel grande dono di Dio che è l'intelligenza ci proponiamo dunque di curare la nostra sensibilità culturale, sia per evitare di isolarci dalla vita sociale, sia per non diventare preda dei pregiudizi e dei condizionamenti della odierna società informatica, pluralistica e frammentaria.
Secondo le nostre possibilità ci impegniamo, a cominciare dai nostri familiari, parenti ed amici e poi, se possibile, in associazioni adeguate, a fare un servizio di volontariato richiestoci dalla solidarietà umana. Coloro che tra noi sono operatori pastorali si sentiranno in particolare operai volontari della vigna del Signore per annunciare il Vangelo dell'amore gratuito di Dio per l'umanità.
Proposte comuni di vita
1) Collocare il lavoro e la carriera nella giusta gerarchia dei valori, senza sacrificargli l'amore coniugale, la preghiera personale, il dialogo con i figli, l'assistenza dei genitori anziani e, se
possibile, l'impegno del volontariato.
2) Comunicarci tra noi i successi e le difficoltà di vivere nei luoghi di lavoro l'ideale cristiano ed a sostenerci vicendevolmente nel considerare il lavoro come una profonda testimonianza cristiana.
3) Coinvolgere con noi i più giovani e introdurli in un servizio di volontariato, civile o ecclesiale.
4) Partecipare agli incontri culturali organizzati dai circoli e associazioni cattoliche della zona.
5) Dedicare parte del nostro tempo libero a letture di libri e riviste di aggiornamento, valorizzando in tal modo la biblioteca parrocchiale.
D) LA VIRTÙ' DELLA POVERTÀ EVANGELICA: ESSENZIALITÀ' E CONDIVISIONE
Riconosciamo che tutto ciò che abbiamo (tempo, beni, capacità, qualità morali) ci è stato donato da Dio in amministrazione per il bene dei nostri fratelli. Come discepoli di Gesù Cristo vogliamo avere uno stile semplice, essenziale e solidale di vita, che ci permetta di essere liberi da noi stessi, da ogni gretto interesse economico personale, familiare, ecclesiastico o politico, e soprattutto dal modello consumistico oggi dominante, che mortifica i valori umani e cristiani. Uno stile che ci permetta di vivere come le persone più semplici che sono tra noi e di mantenerci sempre attenti ai problemi di sopravvivenza di tutti gli ultimi della terra.
Riconosciamo nel malato, nell'emarginato, nel drogato e nello straniero i familiari di Cristo e anche i nostri. La loro casa, i loro problemi e le loro sofferenze sono quelli di Cristo e anche i nostri. La sfida più impegnativa che ci attende non è tanto fare la scelta preferenziale dei poveri, quanto essere poveri, cioè farci prossimi, condividere la condizione dei poveri e imparare da loro valori umani fondamentali.
proposte comuni di vita
1) Destinare una quota annuale liberamente predeterminata di ciò che guadagniamo per le necessità della nostra parrocchia e un'altra analoga a favore delle varie iniziative caritative.
2) "Adottare", a seconda delle nostre possibilità e dei nostri doveri familiari, un anziano solo o emarginato oppure un handicappato e la sua famiglia a cui regalare tempo e affetto.
3) Utilizzare le strutture della nostra parrocchia come risorse a disposizione dei bisogni e delle necessità della gente del quartiere.
4) Realizzare "bilanci familiari di giustizia", che si prefiggono: di cambiare i consumi familiari dannosi per l'organismo umano e per l'ambiente naturale; di risparmiare risorse a favore dei popoli affamati; di utilizzare i negozi del mercato equo e solidale a favore dei produttori poveri del terzo mondo; di boicottare banche e fabbriche che sfruttano i popoli sottosviluppati.
5) Informarci circa le condizioni di vita dei popoli del terzo mondo; realizzare con loro un incontro scambio di culture e di valori; accogliere gli extracomunitari in difficoltà, i nomadi e i senza fissa dimora, rispettando la loro mentalità e il loro modo di vivere.
E) L’ACCOGLIENZA
Ci impegniamo ad essere famiglie e comunita’ parrocchiale accoglienti verso tutti i componenti, le persone del quartiere e tutti coloro che bussano alla porta di casa o del nostro cuore.
Pensiamo che la chiesa debba avere sempre un volto materno-educativo-propositivo e non autoritario-diffidente-repressivo e debba diventare una locanda dell’accoglienza per tutte le persone che vi ricorrono, senza alcuna discriminazione. Alcune categorie di persone tuttavia sono oggi più bisognose di accoglienza, comprensione, accompagnamento e liberazione. Si tratta di: immigrati che si stabiliscono nel quartiere; donne sole e in gravi difficoltà; famiglie con anziani non autosufficienti o persone svantaggiate mentali; oppure di famiglie giovani e nuove del quartiere; gruppi di giovani del “muretto”; anziani soli in cerca di socializzazione.
Come comunità parr. ci impegniamo ad affrontare i loro problemi attraverso un servizio di volontariato a cui chiamare anche i cristiani non praticanti o i diversamente credenti, restando sempre in rete con la Caritas diocesana e quella delle parrocchie collegate.
Proposte comuni di vita
1/ Valorizzare, coinvolgendo nuovi volontari specie giovani, le associazioni già operanti della Casa di Elisabetta, la conferenza di S.Vincenzo, l’Unitalsi e il Circolo Il pozzetto.
2/ Partecipare alle iniziative di formazione dei volontari sia diocesane che civili.
E) LA CASTITÀ CRISTIANA
Come discepoli di Cristo sappiamo che nessun amore umano (coniugale, di famiglia, di amicizia, di comunità) può saziare il nostro desiderio di felicità se non l'amore stesso verso Dio, nostro creatore. Dobbiamo infatti amare Dio con tutto noi stessi e il prossimo solo come noi stessi e sempre in rapporto con Dio. Tuttavia, seguendo il Vangelo, riteniamo che in ciascun stato di vita affettiva (matrimonio, solitudine, verginità consacrata) è possibile vivere la propria sessualità come manifestazione dell'amore gratuito di Gesù Cristo per tutti gli uomini. Quale che sia il nostro stato di vita, vogliamo quindi fare dono della nostra mascolinità e femminilità al Padre, per amare, con il cuore di Cristo, la Sposa, cioè la Chiesa e in particolare i fratelli e le sorelle che il Signore ci ha messo accanto.
Chiediamo dunque al Signore il dono e la virtù della castità, che non è la virtù della rinuncia ai rapporti sessuali, ma la capacità di ispirare, orientare ed elevare la dimensione istintiva della nostra sessualità e di farne segno dell'amore di Cristo.
Se celibi, nubili o vedovi, ci impegniamo a non chiuderci in noi stessi, ma sentire come nostri i problemi, le situazioni e i bisogni dei fratelli più deboli della comunità e ad essere presenti in modo particolare nelle preghiere comunitarie e nel volontariato.
Se sposati, vogliamo vivere non solo individualmente, ma come coppia la preghiera quotidiana, un momento settimanale di preghiera sul Vangelo festivo e, possibilmente, partecipare insieme alla messa festiva. Inoltre superare l'isolamento, oggi così diffuso, della vita di coppia, aderendo insieme ad iniziative parrocchiali di socializzazione, di formazione dei genitori e maturazione della fede.
Se fidanzati, ci proponiamo di non chiuderci in noi stessi, ma anzi di restare nel gruppo degli amici e dei coetanei. Desideriamo inoltre mettere alla prova il fondamento del nostro amore mantenendo o accettando, se possibile in coppia, qualche impegno di servizio in parrocchia o nel volontariato sociale. Coscienti della nostra rettitudine di intenzioni, ma anche della nostra umana debolezza e della nostra inesperienza giovanile, chiediamo al Signore di sostenerci in una scelta cristiana coraggiosa e alternativa rispetto alla mentalità oggi dominante: la scelta di non avere rapporti sessuali prima del matrimonio cristiano. Solo questo sacramento infatti è capace di dare pieno significato cristiano alla convivenza sessuale.
F) LA PAZIENZA NELLA SOFFERENZA
La pazienza è un atteggiamento spirituale che appartiene alla virtù della fortezza ed è frutto dello Spirito (Galati 5,22). Grazie ad essa la vita diventa un cammino di fede, amore e speranza, capace di affrontare con coraggio e fecondità spirituale sia la sofferenza involontaria, che è tanta parte della vita umana, sia la sofferenza richiesta dalla testimonianza cristiana che Dio ci ha affidato, come membri responsabili di una famiglia, di una chiesa e di una società civile.
Chi segue Cristo ha trovato in Lui quell’amore di gratitudine che è il senso della vita, come pure il senso della sofferenza, della malattia e della morte. Gesù non dice mai che la sofferenza avvicina a Dio o che va offerta a Dio come un bene. Egli non si rassegna fatalisticamente ad essa, ma cerca di alleviarla ed eliminarla, lottando contro ogni forma di male fisico e morale. Per Gesù la sofferenza non è una moneta di scambio per poter ottenere da Dio il perdono o la riparazione dei nostri peccati. Il perdono è un puro e gratuito dono di Dio in Cristo. Infatti non è la sofferenza, anche se innocente, ma “l’amore fino in fondo che conferisce al sacrificio di Cristo il valore di redenzione, espiazione e soddisfazione”(Cat. Chiesa Catt.. Roma 92, n° 616). Come cristiani siamo dunque chiamati a partecipare alle sofferenze di Cristo per la salvezza dell’umanità:”Egli, pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza dalle sofferenze che (volontariamente) patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza per quelli che gli obbediscono”(Ebrei 5,8-9).
Più difficile per noi è capire il senso della sofferenza cieca presente nella natura. Mentre i discepoli cercano di attribuire, davanti ad un cieco nato, colpe morali a lui o ai suoi familiari, Gesù ci dice: “Non ha peccato né lui né i suoi genitori” e quella cecità permanente accade perché si possano manifestare nel cieco le opere di Dio. Ora quali sono le opere di Dio che possiamo manifestare anche noi, quando veniamo visitati dal mistero della sofferenza umana innocente? Sono: la lotta coraggiosa contro il male del nostro coprpo e della nostra psiche; la solidarietà umana verso i nostri familiari, amici e conoscenti colpiti da gravi sofferenze; la maturazione della nostra persona nel cercare il bene e l’essenziale; l’accettazione della fragilità della vita come preparazione dei beni spirituali eterni.
Proposte comuni di vita
1/ Se divenuti infermi più o meno gravemente, ci impegniamo a chiedere l’aiuto dei fratelli di fede e dei ministri str. dell’eucarestia per ricevere la comunione e pregare in casa.
2/ Come volontari della carità ci impegniamo a conoscere, visitare e accompagnare con fede e amicizia chi è particolarmente sofferente, debole o infermo, facendolo sentire parte attiva e informata della comunità.
3/ Come volontari parrocchiali ci impegniamo, se necessario, a lasciare in tutto o in parte il nostro servizio pastorale per poter assistere familiari in condizioni di sofferenza o malattia grave.
4/ Come comunità ci impegniamo ad organizzare momenti di preghiera e di fraternità per malati e infermi e ad accompagnarli, per quanto possibile, alla messa festiva e ai raduni diocesani a loro destinati.
G) L'IMPEGNO PER LA PACE, LA GIUSTIZIA E LA SALVAGUARDIA DEL CREATO.
Come cristiani ci sentiamo responsabili non solo del futuro della Chiesa, ma anche di quello della società civile, del nostro popolo e del mondo intero; luoghi questi che attendono la luce del messaggio evangelico e la testimonianza generosa dei credenti a favore del bene comune. Consapevoli di essere evangelicamente "debitori" verso la società civile e politica, ci rendiamo personalmente disponibili, a seconda delle nostre possibilità di lavoro, di cultura e di posizione sociale, a partecipare alla vita civile e politica del nostro quartiere, della nostra città e del nostro paese. In particolare intendiamo partecipare criticamente alla vita democratica scegliendo amministratori politici più coerenti con i valori cristiani della famiglia, della solidarietà e della pace e imparando a verificare tra di noi la loro fedeltà agli impegni presi con gli elettori.
Proposte comuni di vita
1) Contribuire a risolvere i problemi sociali della circoscrizione e della città, anche mettendo, se necessario, a disposizione la nostra persona per incarichi di responsabilità.
2) Partecipare a momenti di dibattito di tipo sociale, culturale e politico durante i quali far valere la dignità della persona umana e il suo libero rapporto con Dio.
3) Aderire ad iniziative cittadine o nazionali di promozione della pace tra i popoli.
4) Aderire, individualmente o in gruppo, a tutte le iniziative volte a difendere la vita umana dal suo inizio al suo termine e in particolare alla giornata annuale della vita umana.
5) Aderire ad iniziative ecologiche per la salvaguardia dell'ambiente naturale.
PARTE TERZA
LA FEDELTÀ ALLA COMUNIONE TRINITARIA COME IMPEGNO DI PARTECIPARE ATTIVAMENTE ALLA VITA DELLA CHIESA
A/ LA NOSTRA APPARTENENZA ALLA CHIESA CATTOLICA PARTICOLARE.
La Chiesa è il “corpo” di Cristo in cui tutti gli organi sono complementari, solidali e vivi solo grazie alla loro comunione con il capo che è Gesù Cristo e con l'”anima” che è lo Spirito Santo. Un ruolo particolare è svolto dalle "giunture", cioè dal ministero ordinato (diaconi, preti e vescovi: vicari di Cristo per le loro comunità) e dai vari laici operatori pastorali. La Chiesa, una, santa, cattolica e apostolica di Gesù Cristo vive e si rende presente in ogni Chiesa particolare e, per noi, nella Chiesa particolare di Ancona-Osimo, di cui vogliamo essere parte attiva e responsabile. Ad essa aderiamo amandola come la Sposa di Cristo, come luogo della comunione con Dio e con tutti gli uomini, cioè come famiglia di Dio. Ciò significa per noi anzitutto:
* Farci carico dei bisogni della nostra comunità ecclesiale, imparando, per quanto ci è dato dal Signore, a sentire le sue carenze, i suoi errori, e i peccati come quelli della nostra madre ed esercitando la correzione fraterna e la preghiera verso i fratelli che sbagliano.
* Metterci a servizio volontario e disinteressato della Chiesa, senza mai chiuderci nel rapporto esclusivo con il nostro gruppo, la nostra cerchia, né identificarci mai con una sola esperienza di comunità. Non legare a noi le persone affidateci, ma accompagnarle ad incontrare Cristo e introdurle nella vita parrocchiale.
* Essere obbedienti alla Parola di Dio che risuona nella comunità cristiana, e a coloro che nella Chiesa rappresentano Cristo, Maestro e Pastore (Vescovi, Preti, Diaconi). Partecipare con pazienza al cammino necessario per raggiungere un consenso allargato nelle riunioni pastorali, tenendo presente che spetta all'autorità nella Chiesa il compito della sintesi e quindi della decisione finale in linea con il Vangelo.
* Essere accoglienti, se siamo operatori pastorali, con tutte le persone della comunità parrocchiale senza pregiudizi e preferenze, ma anzi partendo dalle più deboli e sfortunate e dalle meno praticanti o credenti. Ci impegniamo inoltre ad essere accoglienti e rispettosi tra operatori pastorali; a collaborare e a coordinarsi senza scavalcare la reciproca competenza; a mantenere la stima reciproca pur nella diversità o nel contrasto di mentalità. In caso di conflitto tra noi, vogliamo essere disponibili prima al chiarimento, sia diretto, sia con la mediazione del parroco, tra gli interessati, e solo in seguito alla comunicazione pubblica delle divergenze. Ciò significa adottare tra noi il metodo della correzione diretta e fraterna senza lamentarci o accusarci dietro le spalle. Infine ci renderemo disponibili a cambiare facilmente il nostro servizio e ad accettare quegli impegni più urgenti, disattesi e necessari per la comunità. Se il Signore ci chiama ad un servizio stabile e determinato alla Chiesa, cercheremo di rispondere con generosità.
proposte comuni di vita
1) Valorizzare le uscite formative parrocchiali per conoscersi tra adolescenti, giovani, adulti e anziani e per partecipare alle gioie e alle sofferenze, ai problemi e ai progetti, gli uni degli altri, sperimentando per primi quella condivisione in Cristo che annunziamo a tutti.
2) Entrare a far parte, per quanto ci è possibile, di un gruppo di vita e di formazione cristiana permanente, in cui vivere rapporti personali di accoglienza, sostegno e condivisione prima che di tipo organizzativo (es. gruppi di ascolto, cellule di evangelizzazione, etc ...)
3) Presentare all'inizio di ogni anno il piano pastorale come risultato di una programmazione armonica concordata dai membri del consiglio pastorale. Al termine dell'anno verificare insieme i risultati del cammino percorso.
4) Realizzare al consiglio pastorale la partecipazione costante di un rappresentante fisso per ciascuna associazione, settore di catechesi o attività della parrocchia (liturgia, catechesi, carità).
5) Invitare persone nuove, o che si rendono per la prima volta disponibili, a partecipare insieme con noi alla vita dei gruppi e alle attività parrocchiali. Farle poi conoscere al parroco e agli altri.
6) Aprirci al confronto e alla collaborazione con le parrocchie collegate e quelle della zona pastorale mettendo a disposizione reciproca le strutture e le risorse umane per affrontare le comuni necessità. Partecipare il più possibile alle iniziative diocesane che saranno adeguatamente comunicate.
B/ LA NOSTRA APPARTENENZA, COME CATTOLICI OCCIDENTALI UNITI AL PAPA, ALL’UNICA CHIESA DI GESU’ CRISTO SPARSA NEL MONDO E SUSCITATA DALLO SPIRITO.
Siamo consapevoli che la nostra identità di cristiani in comunione con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo venga prima di tutte le divisioni storiche che rendono ancora separate le chiese ortodosse, la chiese orientali non calcedonesi, le chiese cattoliche e quelle protestanti. Tale identità comune a coloro che portano il nome cristiano si fonda su: l’unico battesimo, lo stesso credo di Nicea-Costantinopoli, la stessa bibbia, almeno 5 secoli di tradizione indivisa e infine l’eucarestia, quale segno sacramentale della presenza di Cristo e della comuniuone ecclesiale, anche se interpretato in maniera differente. Come cattolici riteniamo che la chiesa di Gesù Cristo sussiste nella chiesa cattolica “romana”, ma agisce anche nelle altre chiese cristiane con numerosi elementi di santificazione e di verità, che sospingono tutti verso l’unità cattolica.
Riconosciamo che il più grave peccato dei cristiani contro la fede è oggi quello delle divisioni, incomprensioni e ostilità tra le diverse chiese cristiane, davanti a un mondo che attende invece dal Vangelo di Gesù Cristo segni di pace, dialogo e collaborazione planetaria. Pertanto ci impegniamo:
* a conoscere la storia delle divisioni tra cristiani e a farne penitenza per la parte di colpa della nostra chiesa.
* a lottare contro i pregiudizi, l’ignoranza e la diffidenza tra le chiese separate, frutto di una lunga storia di inimicizie e di strumentalizzazioni politiche e ideologiche
* a riconoscere i tanti e differenti doni spirituali che le varie chiese custodiscono e derivano dalla grande tradizione cristiana, per valorizzarli e condividerli reciprocamente
* a ritrovarci insieme ogni volta che sia possibile per pregare, ascoltare la Parola di Dio e collaborare per iniziative di pace, solidarietà, giustizia e salvaguardia del creato.
Proposte comuni di vita
1/ Celebrare la settimana di preghiere per l’unità dei cristiani dal 18 al 25 gennaio di ogni anno, nonché partecipare alla Veglia ecumenica diocesana in Duomo il sabato di quella settimana.
2/ Realizzare incontri di amicizia e portare avanti progetti caritativi o di evangelizzazione insieme a cristiani evangelici e ortodossi, a cominciare da quelli presenti nella nostra città.
Per la comunità parrocchiale di S. Maria di Loreto – via B.Croce 36 60128 Ancona
don Valter Pierini, parroco