Si dice che un giorno i colori del mondo litigarono. Ognuno di loro si riteneva il massimo, al di sopra di tutti gli altri. Cominciò il verde: “sono il colore della vita e della speranza; io coloro la terra, guardate gli alberi, i campi, la natura”. Lo seguì l’azzurro: “la terra è ben poca cosa rispetto all’infinito del cielo e del mare; io do il colore alla pace”. Il giallo rise di queste affermazioni: “colori seri, io sono il colore del sole, della luce e degli astri; rappresento la gioia”. Lo incalzò l’arancione: “il mio colore, per poco che appaia, rende tutto meraviglioso e stupefacente; sono il colore della forza”. Ma il rosso prese la parola con tutta la forza: “sono io il capo di tutti; do colore al sangue e al fuoco; rappresento la vita, il coraggio, la passione”. Da tutta la sua altezza e prosopopea, irruppe il viola: “sono il colore della sovranità e del potere, simbolo dell’autorità e della sapienza. Infine alzò la voce l’indaco: “sono il colore del crepuscolo e dell’acqua profonda, sono il segno del pensiero e della riflessione; in me, vedono il silenzio e l’equilibrio”. E così i colori non smettevano di litigare, in un turbinio di dichiarazioni e in un alternarsi di voci presuntuose che si arrogavano il primato sugli altri. Ma un certo punto iniziò a piovere. La pioggia fece sentire la sua voce per spiegare quanto sciocca ed insensata fosse la loro recriminazione. “Ognuno di voi esiste per uno scopo speciale, unico e differente”, disse, “unite le mani e venite con me”. I colori si fidarono e unirono le loro mani. “Ogni volta che piove vi unirete e vivrete nella pace. Chi vi vedrà avrà un segno di speranza per il domani”. Fu così che da quel giorno, quando la pioggia bagna il mondo, e un arcobaleno si dipinge nel cielo, ricordiamo che abbiamo bisogno degli altri, di creare comunione, di essere un segno di speranza.