Cuatro Vientos, 20 agosto. La bufera si abbatte per pochi minuti, ma impietosa su questa notte di intensa fede madrilena, ma loro, i giovani cattolici accorsi – è il caso di dirlo - dai “cuattro vientos” per stare con il Papa, sono tutti lì, in quasi due milioni: impavidi, sereni, sorridenti.
Abbatte le transenne, il vento, trascina via le sedie, scuote il palco papale e la tribuna stampa, ma niente, loro non si muovono. “Firmi en la fe”, saldi nella fede, come più volte è stato chiesto loro dai vescovi nelle catechesi, e come risposta esemplare alla chiamata del Papa di dare testimonianza.
E più soffia forte questo vento “indignato”, più i cori si fanno gagliardi, dando luogo ad una sorta di staffetta con la natura, che vede i giovani trionfare alla grande.
“¡Esta es la juventud del Papa!”, gridano,“¡esta es la juventud del Papa!“, e basta guardarli in faccia, basta farsi contagiare dalla loro gioia, basta incrociare i loro occhi sorridenti, per capire che è vero.
Cantano in coro, sfidando l’impeto del vento con il loro entusiasmo, per dimostrare al Papa che non hanno paura, come a dirgli: “Non preoccuparti, Santo Padre, siamo venuti qui per te, non ti lasciamo”, scandendo a più non posso il nome del loro eroe, del Vicario di Cristo in terra: “Be-ne-detto!”, “Be-ne-detto!”.
Poi, d’un tratto, tutto tace. Cessa all’improvviso questo strano scherzo del tempo, e un venticello caldo, accarezza e asciuga i vestiti zuppi di questi “campioni” della fede. Inizia l’adorazione eucaristica.
E’ un momento di intensa spiritualità, quasi surreale. Tutto tace, tutto si ferma. Scompare l’agitazione, la ressa. Resta il silenzio. Che colpisce. Alcuni si inginocchiano, altri si chiudono in se stessi in un dialogo personale, intimo, con il proprio Amato. Ed è allora che la sterminata spianata dell’aeroporto si fa cattedrale nel deserto, e si percepisce chiaramente che i cuori di tutti i giovani sono sul palco con il Papa, ad adorare.
Poi, accade ciò che non ti aspetti: Benedetto XVI - per molto tempo nascosto da candidi ombrelli aperti per proteggerlo – indubbiamente provato, mostra il suo sorriso. Compiacente. Discreto. Che ti lascia spiazzato.
E’ proprio così, sorride il Pontefice, fiero della dimostrazione d’affetto che Gli hanno dimostrato i ragazzi e che vale il centuplo di fronte alla prova. Sorride, con la serenità di un padre che sapeva di potersi fidare dei suoi figli fedeli e non è rimasto deluso.
Emerge così, da questo piccolo grande segno del viso, lo speciale legame che tiene stretto il Papa ai “suoi “ giovani. Quella perfetta complicità di spirito che diventa simbolo luminoso di speranza, che va oltre ogni parola.
fonte: chiesacattolica.it