A volte l’abitudine e la stanchezza, la sfiducia e la paura di perdere un fragile equilibrio raggiunto portano la coppia ad accettare come regola la mediocrità del quieto vivere e la complicità degli egoismi contrapposti. Quando invece si vuole il vero bene l’uno dell’altro si è disposti a dire e ad ascoltare con franchezza e amore la verità sui propri sentimenti e rapporti. E’ questa la beatitudine di chi ha fiducia in una qualità migliore delle relazioni e crede che il cambiamento dell’altro è strettamente legato alla propria conversione:
Beata la coppia in cui i due non si arrabbiano mai contemporaneamente.
Beata la coppia in cui non si alza mai la voce, a meno che non ci sia un incendio o un ladro in casa.
Beati gli sposi che accolgono i sentimenti dell’altro e li accettano come legittimi, senza negarli o minimizzarli.
Beata la coppia in cui i partners accettano sempre le discussioni e sanno aspettare che l’altro finisca di sfogarsi.
Beata la coppia in cui si riflette bene prima di replicare, non ci si interrompe continuamente a vicenda, si evitano il sarcasmo e le parole offensive.
Beati la coppia in cui ciascuno sa mettersi nei panni dell’altro e cerca di capire il suo punto di vista.
Beata la coppia in cui non si rivanga mai il passato.
Beati gli sposi che sanno cogliere anche le parole implicite non dette.
Beata la coppia che non va mai a dormire senza prima aver risolto i propri dissidi.
Beata la coppia in cui ciascuno dice, almeno una volta al giorno, qualcosa di gentile al suo partner.
Beata la coppia in cui si sa ammettere di aver sbagliato e si sa chiedere scusa.
Beati gli sposi consapevoli che per litigare bisogna essere in due e che pertanto sono sempre ambedue un po’ colpevoli.
Da: Guglielmoni-Negri, Le beatitudini in famiglia, LDC 2011